giovedì 6 maggio 2010

L'OSTE DELLA BON'ORA E ALTRE AVVENTURE - seconda parte

... segue da qui

Continua a piovere. Il motorino cerca di schivare goccioloni impertinenti che si infilano tra i nostri corpi e li bagnano lentamente. La stoffa umida diventa fredda e la velocità non aiuta. Superiamo una salita piena di macchine ferme ai lati. Osserviamo i volti esterrefatti di padri e bambini incuranti della pioggia, fissare bottigliette d'acqua rotolare in salita, palline rotolare in salita, le ruote stesse delle auto risalire la china del monte con la marcia in folle, perchè quella non è una salita normale. Leggende di ogni tipo accompagnano questo tratto di strada. C'è chi parla di magnetismo, altri di effetto ottico, qualcuno grida al miracolo, fatto sta che la maledetta pallina rotola ancora, e in salita. Oltre, il bosco diventa più fitto, c'è un piccolo bivio, voltiamo a destra. Poco dopo ci appare una grande casa, un albergo con un ampio parcheggio di terra davanti. Siamo diretti lì: hotel Miralago, Via dei Cappucini 12, Albano Laziale. Del paese non v'è traccia, solo strade che nel buio proseguono a tagliare il bosco, scendono, curvano, risalgono e finalmente si dissolvono all'orizzonte.
Parcheggiamo e scegliamo un posto a sedere nell'ampio cortile, un tavolo al coperto perchè la pioggia continua a scendere.
Il Tronco e Mr R raggiungono l'entrata dell'Hotel, io e Violetta ci accordiamo con un cameriere per ottenere un amaro della Sibilla ed un piccolo Vodkatonic. Quando i due tornano al tavolo brandendo  rum e caffè, iniziamo una lunga discussione sugli eventi mistici di questi luoghi. Racconto di aver visto un alieno, un folletto e anche una strega con le unghie lunghe e crine di cavallo al posto dei capelli. Nessuno mi crede, buon segno: siamo ancora sobri. Poi però la pioggia diventa più insistente, il tintinnare copre le nostre chiacchiere, il freddo penetra nelle ossa come un chiodo nel legno morbido. Il Tronco comincia ad assumere uno strano colorito, è coperto soltanto con una piccola giacchetta di pelle nera, è il caso di entrare.
Su di un grande tavolo imbandito ci sono stuzzichini di ogni genere. Pizzette, tramezzini, fave e pecorino e al centro una lampada con cioccolato caldo e tante fragole rosse. L'incantesimo deve esserci stato fatto in quel momento e forse proprio dalla strega di cui sopra.
Ci accomodiamo all'interno, sembra tutto normale. Poco dopo però Mr R smette di parlare e stringe gli occhi per osservare meglio qualcosa a pochi metri da noi. Violetta e Tronco guardano nella stessa direzione e lo vedono: il frigo bianco con i vini in esposizione erge a lato del caminetto e contiene qualcosa che attira la nostra attenzione. Champagne, Champagne all'Hotel Miralago. Un effetto ottico? No.
In accordo tacito e unanime fermiamo Giovanni, colui che di lì a poco sarebbe diventato il principale complice delle nostre malefatte: un uomo sulla quarantina, accento ligure, occhialetti sul naso e divisa da sala. La bottiglia che si materializza sul nostro tavolo è questa:


Un secchiello la tiene in fresco, i bicchieri accorrono in nostro aiuto, dal rum siamo tornati allo Champagne e ditemi voi se non è un anatema questo. Giovanni deve aver colto il nostro sguardo correre al tavolo imbandito. Mr R dice qualcosa in merito alle fave e al pecorino, in breve ad accompagnare lo Champagne compare la famosa accoppiata di inizio Maggio


La discesa agli inferi è appena cominciata e già la sua pendenza è considerevole. O forse è una salita, come succede da queste parti, irta e piena di ostacoli, il primo dei quali ce lo consegna Giovanni senza richiesta alcuna:


La bottiglia biodinamica si insinua tra noi e lo Champagne, si mette in mezzo, ci costringe a passare da questo a quello e sulla via del ritorno. Lentamente cominciamo a realizzare di esser finiti in una trappola ma nessuno di noi a voglia di scappare. Siamo pronti a lottare. Dopo il biodinamico non richiesto arriva il pesce fritto


Il pranzo dall'Oste è un lontano ricordo, sono le sei e mezza del pomeriggio e il nostro tavolo appare costipato di cibi e vini, piatti e bicchieri, ed è ancora niente.


"Vedi quella? - dice Mr R indicando qualcosa nel frigo - mettila in fresco, grazie". A Giovanni brillano gli occhi, è come invasato. Corre da una parte all'altra, dà ordini ai camerieri, sembra aver ritrovato qualcosa che aveva perso da anni e guarda caso proprio nei nostri occhi. Mr R ha scelto un altro Champagne: Fleury Rosè


A questo punto i discorsi al tavolo sono confusi. Si parla di vino. Mr R e il Tronco sono impegnati in discussioni accorate sul metodo biodinamico, io e Violetta, ritrovata nell'alcol la nostra femminilità, ci facciamo delle confidenze da donne con lo smalto e considerate, navigatori, che io le unghie me le mangio, pure quelle.  Ci alziamo per andare a fumare, mai errore è stato più grave. Al nostro rientro ancora un'altra bottiglia, ancora un'altra proposta di Giovanni che non molla: noi siamo le vittime, lui lo psyco-killer-sommelier.


Per sostenere i nostri corpi sbattuti dal mare di vino in tempesta ordiniamo altro cibo, carpacci questa volta: agnello e manzo affumicato


L'olio per condirli è più prezioso di un profumo firmato, il packaging mi intimorisce, ho  paura ad usarlo.


Questa alle 20:00 la situazione:


Ci mettiamo un pò ma alla fine vinciamo noi: tutto quel che si poteva ingerire è stato ingerito, tutto quello che c'era da dire è stato detto, i pacchetti di sigarette agonizzano in un angolo mentre i neuroni sono annebbiati dalla stregonata che ci ha colto impreparati, ma ancora reattivi.
E lo psyco-killer-sommelier se ne è accorto. Lo vedo da come ci guarda. Stiamo ancora parlando con una certa calma, senza mostrare cedimento e lui non lo sopporta, non accetta nessuna sconfitta, non tollera la nostra ostentata scorza dura e rilancia.
Arriva al tavolo con Demerara, cioccolato, acqua preziosa e Whisky: un duro colpo.






Liquidi ambrati, scuri, torbati cadono a gocce tra le labbra socchiuse di ognuno di noi. I volti sono tesi, la sconfitta appare come il volo di un avvoltoio nel cielo.
Il tempo però gioca dalla nostra parte, si unisce ad altro caffè, collabora con l'acqua e ci risolleva un centimetro alla volta dalla terra fredda. Passata un'ora Giovanni torna al tavolo e ci trova ancora lì.
Respiriamo, parliamo, ridiamo anche. Sfidiamo beffardi il nostro aguzzino sapendo che oltre non potrà andare, perchè oltre non c'è rimasto più niente. Lui sorride e compie l'ultimo gesto che vale come l'obbligo di rivincita: ci regala un'altra bottiglia, stavolta da portare via.
Ci alziamo da tavola un pò storditi. Salutiamo cordialmente l'intero personale, ringraziamo. I ragazzi ci guardano uscire sull'attenti, in rispettoso silenzio. Un pò malconci ma compatti e vittoriosi lasciamo finalmente l'Hotel California Miralago e torniamo verso casa mentre l'incantesimo comincia a svanire.
Grazie  a Tronco e Violetta, grazie al coraggioso Mr R e grazie soprattutto a Giovanni al quale rivolgo il mio ultimo pensiero: ... a cena domenica sera, il posto lo scegli tu. Vuoi?

Boccadirosa

p.s. Giovanni è una bravissima persona, preparata e gentile. La colpa è solo nostra ma questo voi, navigatori, lo sapevate già.


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