mercoledì 30 giugno 2010

Un post a tavola n° 5 - Red Team contro Blue Team


"Il vostro amico è il vostro bisogno saziato. 
É il campo che seminate con amore e mietete con riconoscenza. 
É la vostra mensa e il vostro focolare. 
Poiché, affamati, vi rifugiate in lui e lo ricercate per la vostra pace"
Khalil Gibran

Non avrei trovato parole più belle per descrivere alla lettera questa avventura, navigatori. 
Si parla d'amicizia, l'avrete capito, di quella realmente condivisa che, soprattutto appena nata, esplode ad ogni incontro provocando situazioni a dir poco eccezionali. 


Ma andiamo con ordine.


Violetta e il Tronco (li ricorderete in l'Oste della Bon'Ora e altre avventure), telefonano a Mr R per organizzare un tour de force incontro eno-gastronomico nella loro bellissima dimora. 
Accettiamo consapevoli di divenire complici della strage neuronale annunciata, premeditata e condannabile in primo grado.
Ci accolgono intorno alle 19, la loro ospitalità non ha eguali. Insieme siamo una squadra, la migliore in campo e ci prepariamo con sorrisi e abbracci di incoraggiamento alla lotta che sta per cominciare.

Suona la campana: PRIMO ROUND

Schieramenti (Red Tm e Blue Tm)
Mr R, il Tronco, Violetta e Boccadirosa contro Fialette di Mojito con Havana 3, Vodka Millenium 2000 e tonica...


...Tartine con Baccalà mantecato, Mini spiedini di Acciughe arrotolate ripiene con Capperi Linosa


La battaglia il nostro Team la vince facile: dopo un quarto d'ora il campo è deserto, rimangono solo stecchini umidi circondati da fialette di vetro vuote con qualche foglia di menta agonizzante all'interno. Io e Mr R ci concediamo un secondo per riflettere sulla bravura dei nostri ospiti, la cucina è il loro habitat naturale, non ci sono dubbi. Prima di andare avanti stappiamo un eccellente champagne consigliato da Remigio: la Dame de Coeur, Chardonnay en Barrique 2005 Extra Brut (Blue Tm ovviamente)

SECONDO ROUND

Schieramenti
Mr R, il Tronco, Violetta e Boccadirosa contro Coda di rospo con guanciale di Montemonaco e pomodorini confit fatti in casa da Violetta...

.
...Coulée de Serrant 2007


Anche qui nessuna esitazione, solo qualche momento di pericolosa estasi a causa della rana pescatrice. La sua carne sembra quella di un crostaceo, è cotta perfettamente, perfettamente accompagnata dagli altri sapori nel piatto, perfetta. Voleva farci vacillare ma noi siamo ancora qui: calici in mano, pronti a fronteggiare la prossima portata. Una tosta.

TERZO ROUND

Schieramenti:
Mr R, il Tronco, Violetta e Boccadirosa contro Foie Gras, croccante alle Nocciole gentili delle Langhe fatto in casa dal Tronco, composta di albicocche, lavanda e moscato di Pantelleria, Pan brioche bruscato...


...Adelaide, Strade Vigne del Sole


(NdR: vi confesso, navigatori, che non ricordo l'ordine delle uscite dei vini, chiedo scusa ai miei compagni di squadra per le inesattezze eventuali). 

E qui il Red Tm comincia a perdere colpi proprio a causa mia, navigatori. Il Foie Gras è ottimo ma molto saporito e ha la meglio sul mio palato diseducato ai sapori eccessivi: rimane nel piatto per metà. Per fortuna Mr R e il Tronco accorrono in mio aiuto e portiamo a casa il risultato. Un'altra inebriante vittoria.

Ma il Blue Tm è pronto ad un contrattacco dei più violenti che la storia ricordi, carica le armi, affila le lame e scende in campo per il:

QUARTO ROUND
Schieramenti
Red Tm contro Crostino Toscano, Foiano della Chiana (Arezzo)...


...Sardine del Cantabrico, Eataly (To)...


...Tonno pescato all'amo Alalunga, Vibo Valentia...


...Salame e Lonza Montemonaco...



...Baccalà grigliato Sapori del mare,  Sant'Agata d'Oneglia (Imperia)...


...Sgombro affumicato di Moreno Cedroni con pepe, mela verde e lime...


 ...Zucchine e Olive casalinghe...


...Soppressata di Riofreddo e Cacio Cavallo pugliese.


...e tutte le altre bottiglie: Cendrillon 2008 Domaine de la Garrelliere, Pouilly-Fuissé 2006 Domaine Valette, Serragghia Zibibbo 2007 vinificato in Anfora, Gaia 2007 bianco Igt Cantina Giardino.


Non ci sono dubbi sulla scorrettezza da parte del Blue Tm, la battaglia si inasprisce:
il Tronco agguanta il Tonno mentre Mr R si concentra sulle Sardine facendole fuori tutte, una dopo l'altra. Il Lonzino e roba mia, nel piatto ne rimane solo il ricordo, poi le Olive e le Zucchine, strepitose, si coalizzano con Moreno Cedroni e ci tocca riunire la squadra intorno a Violetta per fronteggiare il pericolo. Cacio cavallo e Soppressata non restano a guardare e confondono i nostri palati con le loro punte di sapore ma Il Red TM è unito, compatto. Attacca le portate una dopo l'altra, assapora, degusta e beve litri di vino naturale e biologico fin quando, dopo ore di combattimento, il nemico è vinto, è battuto e dietro la collina non c'è più nessuno (direbbe il De Gregori)


Cala il silenzio. Il fumo delle sigarette descrive bene la desolazione che avvolge l'accampamento, siamo esausti ma profondamente felici e consapevoli che nessun neurone è stato sacrificato invano.
Prendiamo atto di aver realizzato un'altra grande impresa, ci crogioliamo nel successo ottenuto e poi, alle tre del mattino, il Red Tm si divide. 
Mr R e Boccadirosa non hanno più parole per ringraziare i loro compagni di squadra: per la loro amicizia e ospitalità, per le cose strepitose che hanno cucinato, per i regali e per le eccellenze messe a disposizione. Mentre salutano il Tronco e Violetta, i due già pensano ad un modo per sdebitarsi... se sopravvivono, si intende.


A presto, navigatori
Boccadirosa


mercoledì 23 giugno 2010

Le sette vie della gioia n°3: Tornare a casa










Succede ad ogni giro di boa.
Ad un certo punto della vita qualcosa finisce, 
si conclude 
e per qualche istante ti trovi spaesato, senza respiro.
Naufrago.
C'è poco da fare, 
puoi solo provare a prendere fiato e sentire cosa rimane dentro, 
cosa conta, 
cosa ti riporta a casa.
Sono milioni i tesori che arricchiscono la tua anima, 
le esperienze, i ricordi, le persone 
e i penisieri che sono in grado di farti stare bene.
Devi chiudere gli occhi e abbracciarli tutti 
mentre lasci andare il passato 
augurando buona fortuna a chi rimane 
e a chi non ci sarà più.
Bella la vita, navigatori.
Boa sorte

Boccadirosa
 

p.s tranquilli, non è così grave...

lunedì 14 giugno 2010

CASCINA SCHIAVENZA - Via Mazzini 4, Serralunga d'Alba (TO)


 

E’ andata più o meno così.
Sabato, sera appena calata, lo stomaco chiede altro cibo piemontese igt, io e Mr R vaghiamo per le langhe Desolate in cerca di una qualche forma di civiltà. Scorgiamo luci su cucuzzoli in lontananza ma ogni volta che proviamo a raggiungerle ci troviamo allo stesso punto di partenza, come i video-maker della strega di Blair. Vigne dappertutto, aziende agricole nascoste da alberi giganti e verdissimi, indicazioni ingannevoli e strade che si arrotolano ad ogni incrocio (qui il bivio è un concetto superato). Anche il navigatore satellitare ha perso l’orientamento e noi, con lui, ogni speranza. Poi un lampo di genio: il sussidiario Slow Food sulle Osterie d’Italia. E sia. 
Accostiamo a lato di un allevamento di fassone, le bestie ci guardano con sufficienza, il vento sta aumentando e si trascina qualche nuvola a spasso nel cielo, ormai quasi illuminato dalla luna sola.
Telefono alla mano chiamiamo ogni minuscolo anfratto con cucina di tutti i paesi citati nei su scritti cartelli, questa la conversazione tra Boccadirosa e Mètre:

M.: “Vattelappesca anfratto sperduto nelle langhe, buonasera!”

B.: “Buonasera. Vorremmo prenotare un tavolo…”

M.: “Per quando?”

B.: “Stasera, siamo due”

M.: “Ah! Mi spiace! Siamo al completo”

B.: “…orc… ok grazie”

M.: “Di nulla, a presto”

E questo si ripete decine e decine di volte, ad ogni tentativo. Alla fine, bucati quelli con bottiglia, lumachina, formaggino e qualsivoglia disegnino della guida, chiamiamo Cascina Schiavenza, a Serralunga d’Alba (proprio il cucuzzolo illuminato dietro di noi). La Schiavenzina dall’altra parte della cornetta ci conferma un tavolo: siamo salvi. Rinfrancati proviamo a dialogare con Gina, il navigatore, ed ella reagisce indicandoci con esattezza la via per il paese.
Dietro la chiesa parrocchiale di Serralunga, la trattoria avamposto della omonima azienda agricola ci attende con la sua sala non troppo grande, sobria e curata. La prima impressione non è esaltante. Tutto molto bianco, pochi ospiti, due sole ragazze ad occuparsi del servizio e marchio Schiavenza ovunque. Il menù e raccontato a voce perché la proposta della cucina consiste unicamente in due antipasti, due primi, due secondi e bottiglie prodotte dall’omonima.
Senza entusiasmo ordiniamo quanto segue:
  • Barolo Prapò Schiavenza (avevamo altra scelta?) 2004 


    • Fiori di Zucca ripieni con salsiccia e prezzemolo


      • Vitello tonnato
       

      • Ravioli del Plin burro e salvia


      • Brasato al barolo e faraona alle erbe


      E se la fame vien mangiando, navigatori, l'entusiasmo vien mangiando cose buone. Le zucchine sono ottime, il vitello (un must have dei menù piemontesi) gustoso. I ravioli? I migliori assaggiati in langa: pasta sottile e condimento perfetto. Il brasato al barolo stupisce meno: è tagliato parecchio sottile, quindi carne inconsistente e condimento invadente ma comunque gradevole al palato, come la faraona e le verdure, molto saporite. Il vino non è tra quelli da esporre in cima alla piramide della collezione privata, ma fa egregiamente il suo dovere. Il cestino del pane? adorabile


      E per la prima volta, qui in casa Schiavenza, mi presentano il Bonet, un dolce davvero eccezionale, destinato ad entrare nella mia top 3. E' una sorta di budino a forma di torta (ma suppongo possa avere altre forme), leggermente più denso, fresco e assolutamente peccaminoso.


      Chiediamo il conto dopo aver gustato un ottimo caffè e i nostri volti soddisfatti mutano in meraviglia nell'apprendere che la spesa, tutto compreso, è di 75€.
      Bravi i Signori Schiavenza, ottimo il rapporto prezzo/qualità.
      Immacabile visita ai bagni...


      ...e via dalla Cascina.
      Siamo rimasti contenti, io e Mr R, di questa piccola osteria di langa: cibo gustoso, servizio impeccabile e prezzi contenuti. Avrebbe meritato di essere scelto direttamente e non come ultima spiaggia quindi, per riparare, lo consigliamo a tutti i navigatori che come noi si troveranno a vagare nelle Desolate in cerca di buon cibo piemontese e di vino beverino Schiavenza doc!

      un abbraccio
      Boccadirosa

      sabato 12 giugno 2010

      Must: COMBAL.ZERO


      Combal.Zero è uno di quei posti da recensione obbligatoria. Davvero.
      Lo sventurato Gourmet privo di diario in rete, dopo essere stato ospite nello splendido ristorante di Rivoli, decide immancabilmente di entrare nella comunità: si apre il suo nuovo blog, sceglie titolo e template e scrive la recensione su Combal.Zero. Chi invece il diario già ce l'ha, non può mancare l'appuntamento (tra gli altri Must) con il bi-Stellato chef Davide Scabin, quindi salta in macchina, treno, aereo che sia, suona allo spioncino con telecamera del cancello, dice la parola d'ordine e entra in paradiso con taccuino e macchina fotografica, proprio come me. D'altronde non si può non portare testimonianza di un'esperienza stellare come questa e quindi ecco il racconto del nostro viaggio, mio e di Mr R, nelle segrete del castello di Rivoli.

       

      Concedetemi però di spostare il punto d'osservazione. Non essendo io il famigerato critico gastronomico Anton Egò di Ratatouille, ho la sensazione che la mia opinione su questa cucina, per quanto possa essere un' ottima mangiona, risulterà carente di alcuni strumenti che servono a cogliere e trasmettere le complessità degli accostamenti, le particolarità di certi sapori e l'unicità delle invenzioni (mi permetterò di sintetizzare il mio giudizio personale in una scherzosa assegnazione di petali di rosa: da 1 a 10).
      C'è però tutto un mondo intorno ad ogni entrata: gentilezza, perfezione, gestualità, scenografia, colori, suoni e parole che sento di poter trasmettere con meno ansia da prestazione.  

      Dopo il rituale dello spioncino, saliamo fino alla fine della rampa di scale dove due signorine sono pronte ad accoglierci. Il posto è bellissimo, molto luminoso. Si percepisce musica di sottofondo, probabilmente un qualche componimento new age che serve a creare la giusta atmosfera. La sala è molto più lunga che larga e, sulla verticale, una finestra infinita permette di godere di una vista mozzafiato. I tavoli sono apparecchiati ad arte e poco dopo esserci accomodati, con i menù ci viene servito uno champagne con  stuzzichini. 

       

      Ci siamo noi, un gruppo di elegantissimi uomini d'affari con famiglia al seguito e una coppia di signori. Da subito mi rendo conto di dover trovare un sinonimo per il sostantivo: cameriere. Uomini e donne vestiti con giacche e cravatte su pantaloni stilosissimi, fluttuano qua e là per la sala e solo quando devono, intervengo al tavolo per comunicare con noi, concordare il menù, rispondere alle domande e servire le pietanze. Altri, solo due questa sera, indossano divise meno ingessate e principalmente si occupano di pane, posate e bicchieri. Forse i francesi li chiamerebbero: chef de rang e commis de rang. Noi il più simpatico di loro lo chiameremo Luca, perchè in effetti si chiama così.  

       

      Al di là del ruolo tutti i componenti della brigata sono preparatissimi. Se capita di dover fare una domanda su un'entrata al commis che hai accanto, lui o lei ti sa rispondere come farebbe lo stesso Scabin, senza essere mai invadente, petulante o scostante e questo vale per tutto lo scibile del ristorante, perfino sul menù delle acque, voglio dire.

       
          
      Dalla carta e senza poter leggere i prezzi (vero solo per Boccadirosa, a Mr R è stato dato il menù con il dettaglio dei costi...) scegliamo il percorso di degustazione denominato: Combal. Decidiamo poi per l'abbinamento dei vini al bicchiere a scelta del Sommelier, un signore distinto e silenzioso.
      A questo punto ci sono cose da dire: un Sommelier preparatissimo e smaliziato (lo deve essere, altrimenti non lo incontravamo in questa sala) magari non si eccita molto con i vini in mescita, di questo ce ne rendiamo perfettamente conto. Solo che lui lo ha manifestato trattandoci con una certa, educata, sufficienza e questo è sgradevole. Mr R ha inoltre contestato (intimamente) tutti i vini che ci ha servito, vuoi per gusto, vuoi per mancanza di originalità, vuoi perchè non si è sentito arricchito da nessuna delle proposte. Io voglio credere che per il Distinto-Silenzioso magari non è stato un giorno buono, capita anche ai migliori. Questi i vini:
      • Champagne Grand Cru brut Rosè George Vesselle, (l'unico selezionato da Mr R)
      • Riesling Ceretto
      • Barolo Marchesi di Gresy
      • Barbaresco Castello di Neive
      • Pineau des Charentes
      Comincia la sfilata dei piatti: 
      • entrèe di benvenuto: Zuppizza: burrata, cialda di pane e gelatina di pomodoro. Buonissima e molto divertente. Petali di rosa: 8

       

      •  Crema di piselli e panna acida con salmerino e te affumicato. Petali di rosa: 9


      • Crocchetta di merluzzo mantecato, chips di patata violetta, tisana al Pastis 51. Ah! Che bella idea quella tisana: praticamente fondo bruno in brodo di Pastis. Petali di rosa: 8


      Luca, il nostro cameriere, ci ha spiegato che per il bi-Stellato tisana è un termine che indica qualsiasi tipo di liquido realizzato con processo di infusione: mettendo una cosa nell'altra e lasciandola stare per un pò, per dirla pane al pane. 
      • La cruda... di fassona piemontese con salsa di acciughe leggera alle nocciole. Senza fuochi d'artificio questa entrata, ma la carne merita almeno 7 petali di rosa solo lei.


      •  Riso carnaroli "acquerello" mantecato con Foie Gras d'oca e carciofi. Dunque: se tornassi a casa da mamma e trovassi in tavola il Riso carnaroli "acquerello" mantecato con Foie Gras d'oca e carciofi per il pranzo della domenica, penserei immediatamente a come trasformare il talento della genitrice in un business remunerativo, ma qui e oggi è stata l'entrata che abbiamo apprezzato meno: Petali di rosa: 6.5  


      Nascosti dalla cloche, questo come altri piatti, vengono serviti all'unisono da due della brigata, portati sotto i nostri occhi e scoperti esattamente nello stesso istante per non rovinare a nessuno l'effetto sorpresa. Eccitante.
      • Minestra di erbe spontanee con quenelle di formaggio fresco e radicchio trevisano. Petali di rosa: 9.5


      • Stinco di maialino al cocco, asparagi thailandesi. Petali di rosa: 9.5


      • Tortino di cioccolato Equador 55% e gelato al doppio latte. Tortino al cioccolato: petali di rosa 8.5. Gelato doppio latte: petali di rosa 6. 


      E mentre assaggiamo, confrontiamo e studiamo le opere di Scabin, io osservo il continuo danzare dei ragazzi di sala. Qualcuno, una donna bionda per esempio, severamente impostata e con un ruolo forse di rilievo, sembra agire come un automa: sorridi! Accogli! Accompagna! Sposta sedia! Saluta! E via così. Altri invece lo fanno con passione, ci perdono tempo, gradiscono il contatto e apprezzano le domande, come quel Luca di cui abbiamo parlato che ci ha regalato un pò di verità in un contesto per lo più teatrale. Sì navigatori, perchè anche solo vederli sistemare le postate a tavola è come assistere ad una performance, ma come sempre è il cuore che ci metti in quello che fai a fare la differenza. La regia ad ogni modo si sente ed è impeccabile, e in questo contesto è parte dello spettacolo e io ne vado pazza. 



      Dopo aver gustato la petit patisserie (petali di rosa : 7) e un caffè scelto dal menù dedicato, mi concedo una vodka, giusto per incoraggiare la digestione. O forse erano due vodka... dovrò chiedere a Mr R. Ad ogni modo i 308 € del conto li paghiamo con il sorriso, felici di aver intrapreso questo viaggio nel castello fatato di Davide Scabin e con il desiderio di poter visitare a breve altri Must.

      Da Combar.Zero è (quasi) tutto, (manca il bagno!)


      a presto,

      Boccadirosa

      domenica 6 giugno 2010

      LE TRE ZUCCHE - Via G. Mengarini 43-45, Roma



      Mangiare fuori il sabato sera, navigatori cari, è un problema che non mi riguarda da moltissimo tempo perchè, come i più attenti di voi avranno intuito, è la domenica il giorno che ho a disposizione per le avventure enogastronomiche di rilievo. Ma questo sabato, per una serie di circostanze fortunate, ha deciso di evidenziarsi dal calendario e diventare lui il protagonista del blog. Non posso che assecondarlo.

      Ci sono cose da premettere. 

      Se qualcuno di voi ha letto Kitchen Confidencial di quel geniale seppur pazzo scriteriato Anthony Bourdain, ricorderà le appassionate considerazioni sull'argomento: giorni della settimana. 
      Secondo lo Chef newyorchese infatti, il we non è il momento ideale per cenare fuori. C'è troppa gente, in cucina si lavora più per il numero che per la qualità e lo staff è spesso stanco e stressato. 
      Durante la settimana invece, i clienti saranno curati con maggiore attenzione e tra tutti è da prediligere il giorno dopo la chiusura settimanale perchè, citando Anthony: "Riposato e pronto dopo un giorno di pausa, lo chef cercherà di dare il meglio di sé".

      Credo che il nostro amico Antonio abbia ragione e la mia esperienza alle Tre Zucche, questo sabato di giugno, tenderebbe a confermarlo.

      Quindi procediamo.

      Io e Wolf ci troviamo in zona portuense per questioni tutt'altro che mondane. Di buono c'è che uno dei ristoranti di cui avevo letto e che mi sarebbe piaciuto provare, è proprio qui a due passi. Di buono c'è inoltre che non è domenica, giorno di chiusura de Le Tre Zucche. Grazie alle nuove tecnologie (I-telefonetto di Wolf), troviamo il sito, la mappa, il numero e prenotiamo.
      La zona è residenziale. Via Mengarini è una traversa di via Portuense a senso unico in uscita, quindi potete scegliere se fare destra destra destra o sinistra sinistra sinistra, dipende da orientamento politico e direzione di marcia. Le cameriere, non espertissime ma gentili, ci fanno accomodare nel piccolo dehor, una verandina davanti alla porta d'ingresso.


      Dentro il locale è ampio, ha molte sedute, arredato in modo gioiosamente elegante. Ordiniamo due bicchieri di Franciacorta Saten Brut Ricci Curbastro e studiamo la situazione. C'è un menù degustazione a soli 33€ mentre alla carta si può scegliere tra sette diversi tipi di antipasti, otto primi (due dei quali sono proposte del giorno), cinque secondi.
      La fantasia dello chef, il noto Fabrizio Sepe, mi colpisce immediatamente: Gamberi rossi croccanti, Insalatine di astice e mango, Vermicelli Cav. Giuseppe Cocco "cacio 'nduja" e questo Galletto: in trippa, il petto grigliato al sale speziato e la coscietta fritta e dorata. Adorabile.

      Arriva l'entrèe di benvenuto: Caprino mediterraneo con olive, capperi e pomodorini arrostiti


      Carino? Sì molto. Anche buono, delicato. Troppo delicato? Forse, comunque buono e il nostro Saten ci sta proprio bene. Talmente bene che decidiamo di farne il vino da tutto pasto. A tal proposito, per avere un'opinione sulla carta dei vini, navigatori, dovrete aspettare che sia Mr R ad accompagnarmi in questo posto, non mi avventuro in territori difficili senza una guida esperta.
      Ordiniamo:
      • Antipasto delle tre zucche
      • Ravioli farciti di asparagi e ricotta alla carbonara
      • Vermicelli con telline
      • Variazione di baccalà

      Ne: "Le tre zucche" abbiamo trovato la massima espressione della cena tutta.
      E' un ensemble di tre antipasti presenti in carta: Fiore di zucca gratinato in forno, ripieno di ricotta di pecora su pesto di menta romana, Bruschetta di Pan Brioche con mozzarella di bufala, pomodorini arrostiti e filetti di alici marinati, Gambero rosso croccante con pappa al pomodoro. 
      Niente da dire, tutte e tre le proposte erano eccellenti, creative, belle da vedere, equilibrate nei sapori. Bravo Sepe.


      I ravioli sanno realmente di asparago, cosa che di questi tempi stupisce non poco, e il condimento è sapientemente bilanciato tra sapori decisi, speziati e più delicati. Solo che la carbonara segue un pò le tendenze dell'ultima ora. Qual'è, direte voi, la tendenza dell'ultima ora? Dunque. In molti posti dove sono stata recentemente, ho riscontrato una ricerca spasmodica di rendere la carbonara un piatto nobile e sofisticato: le uova si trasformano in creme perfette, il pepe viene dosato in modo impeccabile, la pancetta croccante è quasi assente, come se il suo unico compito fosse ricordare la ricetta originale (e popolare).  Buonissimo navigatori, mica ho niente in contrario, figuriamoci. Solo che NON E' una carbonara. Nella mia bocca, si intende. Che so, chiamiamola: demì-carbonara, un-pò-carbonara o, perchè no, sospetto-di-carbonara. Fate voi.


      I Vermicelli invece sono un tripudio di semplicità, e ne siamo felicissimi. Ottima qualità del mollusco, quantità a prova di goloso, condimento difettoso. 
      Esatto: sciapo. 
      Esiste un range dove questa affermazione ha senso, la sapidità non è solo una questione soggettiva. Per me, come per Wolf, il piatto era povero di sale e il mio amico ed io non concepiamo il sale nello stesso modo. Sciapo per entrambi vuol dire quasi certamente sciapo. Peccato. Sarà perchè è sabato? Il locale è stracolmo? Un piatto può uscire sbagliato anche nel migliore dei ristoranti? Può darsi.


      E' proprio un'idea brillante quella di raccontare tre diversi modi di cuocere Sua Maestà in un'unica entrata. D'altronde i portoghesi dicono che ci sono 365 modi per dire baccalà e quindi un senso ce l'ha. Le tre opzioni di Sepe sono: in pastella, alla romana e con finocchietto e olive.
      Insomma. Tra idea brillate e piatto eccellente c'è un abisso.
      Il fritto è aiutatemi a dire unto, mentre la versione con finocchietto e olive un pò troppo saporita. Quello più buono, a sentire Wolf, è "alla romana", che non posso assaggiare perchè c'è l'uvetta. A sì. Sono terribilmente allergica all'uvetta. Anche qui i difetti sono principalmente nella realizzazione del piatto e torno a bomba sul discorso del sabato, della gente, degli errori possibili ecc ecc ecc.

      Ci rimane spazio e curiosità per assaggiare un dolce ed entrambe le nostre scelte ci convincono e gratificano:
      • Granita di Franciacorta con coulis di fragole


      • Mini Tiramisù espresso


      Chiediamo il conto e scopriamo con gioia che il Gambero Rosso ha ragione: consegnamo anche noi l'oscar qualità/prezzo a Le Tre Zucche. Paghiamo poco più di 100€, inclusi i 28€ della bottiglia.
      Prima di lasciare il locale vado in bagno a rubare un altro tassello per la mia personale collezione. Questo non merita grandi commenti:


      Le conclusioni: il locale vale senza dubbio la pena. Ho trovato tanta creatività, gentilezza, qualità nelle materie prime, prezzi lodevoli. Credo però che sono altre le cose che i ragazzi de Le Tre Zucche hanno da dire e senza dubbio con voce più nitida, tonalità più adatte, melodie più accattivanti e di certo in giorni della settimana più consoni a enogastrofissati come noi.

      A presto navigatori
      Boccadirosa


      APPENICE

      Siamo tornati a Le Tre Zucche qualche tempo dopo, con precisione il 28 Giugno 2010. Stavolta avevo accanto Mr R, il Tronco e Violetta. L'esperienza ha confermato quanto avevo già sospettato: il ristorante è tra i più piacevoli di Roma, la carta dei vini accessibile, il servizio (eseguito, per caso, dallo chef in persona) piacevolmente informale e gentile, le pietanze tutte ottime. Bravi.

      B.





      sabato 5 giugno 2010

      EATALY TORINO - Via Nizza 230, Torino



      Per una creatura dalle fascinazioni facili come me, navigatori, questo è il migliore dei parco giochi: Magic Kingdom, Eurodisney e Six Flags messi insieme. 
      E' il regno delle eccellenze agroalimentari, il tempio dell'enogastronomia applicata, l'ultima frontiera del mercato sostenibile, nonché una geniale trovata commerciale ideata dalla diabolica mente di Oscar Farinetti, il "mercante di utopie".
      Prima qualche consiglio, navigatori:
      • E' necessario avere una macchina. Se non l'avete affittatela, fatevela prestare, rubatela, insomma in qualche modo procuratevela perchè uscirete da via Nizza 230 con milioni di buste, anche se sarete entrati solo per comprare una scatolina di anice stellato.
      • Lasciate in casa tutte le carte di credito, postamat, visacard, bancomat, espresse americane e altro. Con voi solo il contante che avete deciso di spendere. 
      • Se arrivate per l'ora di pranzo, avrete la possibilità di mangiare nei ristorantini all'interno di Eataly. Fatelo assolutamente prima di fare la spesa! A stomaco pieno il cibo ha meno influenza sul vostro cervello, anche se quello degli enogastrofissati è spesso irrimediabilmente compromesso.
      • Se venite da altra città e siete lì in vacanza, evitate accuratamente i padiglioni della carne, del pesce, della pasta fresca fatta in casa e tutto il mercato agricolo, perchè ci lascerete il cuore senza la possibilità di portare via niente. O altresì porterete via diverse cose che marciranno in macchina prima di vedere il frigo di casa.
      Più o meno ci siamo. Possiamo entrare.

      Sin dal primo passo che muoverete all'interno di Eataly i vostri sensi si metteranno in moto all'unisono, procurandovi un leggero mal di testa. Odori, colori, sapori, emozioni tattili e vociare continuo ai quali vi abituerete solo dopo un pò. Se state visitando il mercato per la prima volta vi capiterà di girare a caso e spesso vi ritroverete nello stesso punto. Fate attenzione a non comprare due volte la stessa cosa, perchè giuro che può succedere. 
      La soste obbligatorie sono: 

      La pasta di Gragnano


      Lo scaffale delle specialità di Moreno Cedroni


      Il mercante di spezie


      Miele, confetture e frutta spiritosa


      L'enoteca


      Il meraviglioso mercato di frutta e verdura...


      ...nei dettagli di Mr R


      E i Ristorantini, con tanto di macelleria annessa


      Nella nostra gita a Eataly, dopo aver girato per ore tra dolci eccellenti, eccellenti caffè, le eccellenze di Jolanda De Colò, gli oli eccellenti, sardine, tonno, capperi, olive, aceti, grissini, fagioli, funghi, prodotti per la pelle, birre, farine, cereali, tutto quello che vi sovviene alla mente e che abbia a che fare con l'ambiente cucina, naturalmente d'eccellenza,  io e Mr R abbiamo cominciato a sentire un pò fame. 
      Tra le otto accattivanti possibilità messe a disposizione dai ristoratori di Eataly, abbiamo scelto la Carne. Ci siamo seduti al banco e abbiamo ordinato: il Giotto, ossia l'Hamburger de "la Granda", e la Gran Tagliata de "la Granda", con due bicchieri di Roero Arneis Pradalupo. Quanto abbiamo speso? 25€. Giubilo.


      Infine, come sempre, potrà capitarvi di dover usare il bagno


      e qui la storia dell'eccellenza l'hanno un pò gettata nel water, in senso letterale.

      Ad ogni modo Eataly è un pò l'isola che non c'è, il luogo in cui i sogni di ogni enogastrofissato possono realizzarsi e questo i signori di Slow Food lo sanno bene. Sarebbero molte le considerazioni da fare in proposito ma le lascio volentieri a chi se ne intende più di me. Quello che posso dire è che se Eataly aprirà a Roma come dicono, mi ci troverete spesso, incollata al mio carrello ricolmo di fantasie proibite, a fissare uno scaffale straboccante di golosità. L'ho detto.

      Per ora è tutto, navigatori
      A presto
      Boccadirosa


      Ps. Io e Mr R in quel di Eataly abbiamo speso circa 200€.