Sulla facciata dell’Abbazia di Saint-Remi a Reims c’è la celebre scultura dell’angelo che ride.
Reims è situata nel centro della regione Champagne-Ardenne ed è nota per la produzione del più famoso vino spumante di tutto il mondo.
Sinceramente anche io, fossi in lui, me la riderei di gusto.
Navigatori, non basta un solo intervento per parlarvi di questo posto, ne sono consapevole. C'è troppo da dire sui vini e sulle pietanze che si possono gustare da Remigio, ma da qualche parte dovrò pur cominciare, quindi andiamo.
Remigio è un piccolo tempio al quale devoti di ogni provenienza e nazionalità scelgono di andare in pellegrinaggio durante ogni periodo dell'anno.
Scherzi a parte.
E' un locale sito in via S. Maria Ausiliatrice a Roma, il civico è il numero 15, l'insegna è quella che vedete nella foto sopra.
Qui si vendono vini bianchi e rossi, italiani e francesi ma soprattutto champagne importato direttamente da Maison conosciute e meno conosciute della regione francese. Già questo rende possibile un rapporto qualità-prezzo fortemente competitivo, che non è comunque l'unico punto di forza della piccola enoteca.
Remigio ha una ventina di sedute all'interno e uno spazio con altrettanti posti sotto un gazebo esterno, vende al dettaglio ma ama ospitare i suoi clienti, viziarli con una scelta ricchissima di vini e champagne in mescita e nutrirli con specialità gastronomiche che nel tempo si stanno raffinando sempre di più.
Solita trafila organizzativa pomeridiana: chiamo Wolf, Wolf è libero. C'è Kill a casa mia che decide di unirsi al gruppo, Avy e Micia ci raggiungeranno lì a fine pasto (Micia ieri ha cucinato quintali di Thai food e ora non vuole sprecare gli avanzi): appuntamento ore 21.30.
Io e Kill siamo in macchina con Wolf che non ricorda mai la strada per arrivare al tempio. In verità è semplicissimo perchè via S. Maria Ausiliatrice è una traversa di via Tuscolana: andando verso fuori Roma la trovate tre semafori (perennemente rossi) dopo il ponte della stazione Tuscolana, sulla destra.
Entriamo e troviamo posto, abbiamo comunque rischiato senza prenotazione (consigliata in particolare per chi volesse cenare).
Sul bancone ci sono le tapas dell'aperitivo e, prima ancora di salutare l'oste, Kill e Wolf se ne sono già tirate un paio tra le fauci spalancate. Non posso dargli torno perchè l'aperitivo da Remigio consiste in un intrigante selezione di pinchos assortiti e non solo. Eccone un esempio:
Stasera al bancone c'è solo Stefano, a volte capita di trovarlo con Fabrizio, a volte con Roberto, altre insieme a Gianluca o Federica. Ma Stefano, anche in veste di oste solitario, è proprio l'uomo di cui abbiamo bisogno perchè oltre a servire da bere con sapienza, è lui che si occupa della questione gastronomica. Diamo un'occhiata al menù scritto a mano con un pennarello sulla lavagna nera, la scelta è davvero ardua. Ne veniamo a capo come segue:
Wolf: bloc de foie gras
Boccadirosa: tartare al coltello
Kill: selezione di formaggi
Per lo champagne ci facciamo consigliare: Aubry Brut, ovviamente l'intera bottiglia (prezzo di vendita 30 €, al tavolo o da asporto).
Ci accomodiamo e aspettiamo brindando a qualsiasi cosa ci venga in mente: il nuovo film di Tim Burton, la pioggia incessante, i parcheggi in doppia fila e cose così. Ogni scusa, si intende.
Quando arrivano le pietanze rimaniamo incantati per qualche minuto bofonchiando commenti che non saranno mai all'altezza della presentazione dei piatti e che quindi non ripeterò.
La Tartare è di Fassone piemontese, condita in modo classico: cetrioli, cipolla, capperi, acciughe, prezzemolo, tabasco, senape, salsa worcestershire e le immancabili uova fresche di Paolo Parisi. Si trova al centro del piatto a forma di cilindro e intorno sono disposti ordinatamente quattro diversi tipi di sale: nero delle Hawaii, affumicato danese, giapponese al thè verde Matcha, aromatizzato con arancia e bacche rosa. Poi qualche decorazione di aceto tradizionale e olio extravergine di oliva monocultivar ascolana Del Carmine.
Il Bloc lo produce Jolanda de Colò. E' servito sotto forma di due rotelle color, oddio che color... non mi viene in mente. Direi un rosa antico tendente all'arancio, accompagnato da insalatina e gelatina di mele cotogne con tanto di piccolo cucchiaio di legno a lato.
La selezione di formaggi, molti dei quali provengono dalla Bottega Liberati è un classico cerchio di delizie con al centro confettura di cipolle rosse di Tropea e miele di Tiglio. Questa la scelta: robiola Bosina piemontese, brie di capra dell'Alto Adige, Rosso di langa piemontese, Murazzano piemontese, Camembert di capra stagionato dell'Alto Adige, Doppia muffa dell'Alto Adige e per finire Carublù, un erborinato affinato con fave di cacao sempre dell'Alto Adige.
Saziati gli occhi, affondiamo i denti nelle diverse consistenze: la morbidezza della Tartare, così ben tagliata da diventare spalmabile, la compattezza accattivante del Foie e la sua dolcezza impagabile, le varie punte di gusto dei pezzetti bianchi di formaggio e tutti i condimenti: gelatine, confetture, miele, sale.
La conversazione, prima vivace e brillante, ora è paragonabile alle espressioni incantate di tre bambini davanti ai Teletubbies, fatta solo di mmmh oooh aaah e qualche sporadico: "Assaggia questo!"
Quando Avy e Micia ci raggiungono abbiamo già spazzolato ogni briciola di cibo e ci gustiamo insieme ai nuovi commensali alcuni rossi alla mescita: Barbaresco Rabaja di Giuseppe Cortese del 2004 e Montepulciano d'Abbruzzo di Emidio Pepe, 2005.
Soddisfatti da ogni punto di vista lasciamo Stefano alle operazioni di chiusura, ringraziandolo di cuore e serbando in segreto il desiderio di essere adottati dalla famiglia Remigio, anche per fare le pulizie, se necessario.
Termina così il primo dei nostri pellegrinaggi al tempio. So che Mister R, il gran lavoratore, veglia su di noi con la sua benedizione.
A presto, navigatori!
Boccadirosa
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