Mangiare fuori il sabato sera, navigatori cari, è un problema che non mi riguarda da moltissimo tempo perchè, come i più attenti di voi avranno intuito, è la domenica il giorno che ho a disposizione per le avventure enogastronomiche di rilievo. Ma questo sabato, per una serie di circostanze fortunate, ha deciso di evidenziarsi dal calendario e diventare lui il protagonista del blog. Non posso che assecondarlo.
Ci sono cose da premettere.
Se qualcuno di voi ha letto Kitchen Confidencial di quel geniale seppur pazzo scriteriato Anthony Bourdain, ricorderà le appassionate considerazioni sull'argomento: giorni della settimana.
Secondo lo Chef newyorchese infatti, il we non è il momento ideale per cenare fuori. C'è troppa gente, in cucina si lavora più per il numero che per la qualità e lo staff è spesso stanco e stressato.
Durante la settimana invece, i clienti saranno curati con maggiore attenzione e tra tutti è da prediligere il giorno dopo la chiusura settimanale perchè, citando Anthony: "Riposato e pronto dopo un giorno di pausa, lo chef cercherà di dare il meglio di sé".
Credo che il nostro amico Antonio abbia ragione e la mia esperienza alle Tre Zucche, questo sabato di giugno, tenderebbe a confermarlo.
Quindi procediamo.
Io e Wolf ci troviamo in zona portuense per questioni tutt'altro che mondane. Di buono c'è che uno dei ristoranti di cui avevo letto e che mi sarebbe piaciuto provare, è proprio qui a due passi. Di buono c'è inoltre che non è domenica, giorno di chiusura de Le Tre Zucche. Grazie alle nuove tecnologie (I-telefonetto di Wolf), troviamo il sito, la mappa, il numero e prenotiamo.
La zona è residenziale. Via Mengarini è una traversa di via Portuense a senso unico in uscita, quindi potete scegliere se fare destra destra destra o sinistra sinistra sinistra, dipende da orientamento politico e direzione di marcia. Le cameriere, non espertissime ma gentili, ci fanno accomodare nel piccolo dehor, una verandina davanti alla porta d'ingresso.
Dentro il locale è ampio, ha molte sedute, arredato in modo gioiosamente elegante. Ordiniamo due bicchieri di Franciacorta Saten Brut Ricci Curbastro e studiamo la situazione. C'è un menù degustazione a soli 33€ mentre alla carta si può scegliere tra sette diversi tipi di antipasti, otto primi (due dei quali sono proposte del giorno), cinque secondi.
La fantasia dello chef, il noto Fabrizio Sepe, mi colpisce immediatamente: Gamberi rossi croccanti, Insalatine di astice e mango, Vermicelli Cav. Giuseppe Cocco "cacio 'nduja" e questo Galletto: in trippa, il petto grigliato al sale speziato e la coscietta fritta e dorata. Adorabile.
Arriva l'entrèe di benvenuto: Caprino mediterraneo con olive, capperi e pomodorini arrostiti
Carino? Sì molto. Anche buono, delicato. Troppo delicato? Forse, comunque buono e il nostro Saten ci sta proprio bene. Talmente bene che decidiamo di farne il vino da tutto pasto. A tal proposito, per avere un'opinione sulla carta dei vini, navigatori, dovrete aspettare che sia Mr R ad accompagnarmi in questo posto, non mi avventuro in territori difficili senza una guida esperta.
Ordiniamo:
- Antipasto delle tre zucche
- Ravioli farciti di asparagi e ricotta alla carbonara
- Vermicelli con telline
- Variazione di baccalà
Ne: "Le tre zucche" abbiamo trovato la massima espressione della cena tutta.
E' un ensemble di tre antipasti presenti in carta: Fiore di zucca gratinato in forno, ripieno di ricotta di pecora su pesto di menta romana, Bruschetta di Pan Brioche con mozzarella di bufala, pomodorini arrostiti e filetti di alici marinati, Gambero rosso croccante con pappa al pomodoro.
Niente da dire, tutte e tre le proposte erano eccellenti, creative, belle da vedere, equilibrate nei sapori. Bravo Sepe.
I ravioli sanno realmente di asparago, cosa che di questi tempi stupisce non poco, e il condimento è sapientemente bilanciato tra sapori decisi, speziati e più delicati. Solo che la carbonara segue un pò le tendenze dell'ultima ora. Qual'è, direte voi, la tendenza dell'ultima ora? Dunque. In molti posti dove sono stata recentemente, ho riscontrato una ricerca spasmodica di rendere la carbonara un piatto nobile e sofisticato: le uova si trasformano in creme perfette, il pepe viene dosato in modo impeccabile, la pancetta croccante è quasi assente, come se il suo unico compito fosse ricordare la ricetta originale (e popolare). Buonissimo navigatori, mica ho niente in contrario, figuriamoci. Solo che NON E' una carbonara. Nella mia bocca, si intende. Che so, chiamiamola: demì-carbonara, un-pò-carbonara o, perchè no, sospetto-di-carbonara. Fate voi.
I Vermicelli invece sono un tripudio di semplicità, e ne siamo felicissimi. Ottima qualità del mollusco, quantità a prova di goloso, condimento difettoso.
Esatto: sciapo.
Esiste un range dove questa affermazione ha senso, la sapidità non è solo una questione soggettiva. Per me, come per Wolf, il piatto era povero di sale e il mio amico ed io non concepiamo il sale nello stesso modo. Sciapo per entrambi vuol dire quasi certamente sciapo. Peccato. Sarà perchè è sabato? Il locale è stracolmo? Un piatto può uscire sbagliato anche nel migliore dei ristoranti? Può darsi.
E' proprio un'idea brillante quella di raccontare tre diversi modi di cuocere Sua Maestà in un'unica entrata. D'altronde i portoghesi dicono che ci sono 365 modi per dire baccalà e quindi un senso ce l'ha. Le tre opzioni di Sepe sono: in pastella, alla romana e con finocchietto e olive.
Insomma. Tra idea brillate e piatto eccellente c'è un abisso.
Il fritto è aiutatemi a dire unto, mentre la versione con finocchietto e olive un pò troppo saporita. Quello più buono, a sentire Wolf, è "alla romana", che non posso assaggiare perchè c'è l'uvetta. A sì. Sono terribilmente allergica all'uvetta. Anche qui i difetti sono principalmente nella realizzazione del piatto e torno a bomba sul discorso del sabato, della gente, degli errori possibili ecc ecc ecc.
Ci rimane spazio e curiosità per assaggiare un dolce ed entrambe le nostre scelte ci convincono e gratificano:
- Granita di Franciacorta con coulis di fragole
- Mini Tiramisù espresso
Chiediamo il conto e scopriamo con gioia che il Gambero Rosso ha ragione: consegnamo anche noi l'oscar qualità/prezzo a Le Tre Zucche. Paghiamo poco più di 100€, inclusi i 28€ della bottiglia.
Prima di lasciare il locale vado in bagno a rubare un altro tassello per la mia personale collezione. Questo non merita grandi commenti:
Le conclusioni: il locale vale senza dubbio la pena. Ho trovato tanta creatività, gentilezza, qualità nelle materie prime, prezzi lodevoli. Credo però che sono altre le cose che i ragazzi de Le Tre Zucche hanno da dire e senza dubbio con voce più nitida, tonalità più adatte, melodie più accattivanti e di certo in giorni della settimana più consoni a enogastrofissati come noi.
A presto navigatori
Boccadirosa
APPENICE
Siamo tornati a Le Tre Zucche qualche tempo dopo, con precisione il 28 Giugno 2010. Stavolta avevo accanto Mr R, il Tronco e Violetta. L'esperienza ha confermato quanto avevo già sospettato: il ristorante è tra i più piacevoli di Roma, la carta dei vini accessibile, il servizio (eseguito, per caso, dallo chef in persona) piacevolmente informale e gentile, le pietanze tutte ottime. Bravi.
B.
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